Nessun dubbio sussiste sul dovere di ciascun cittadino a sopportare una parte del gravame delle spese pubbliche.
Ma lo Stato, dal canto suo, in quanto incaricato di proteggere e di promuovere il bene comune dei cittadini, ha l'obbligo di non distribuire tra questi che gli oneri necessari e proporzionatamente alle loro risorse.
L'imposta non può quindi divenire mai per i pubblici poteri un mezzo comodo per colmare l'ammanco cagionato da un'amministrazione imprevidente, per favorire un'industria o una branca di commercio a svantaggio di un'altra egualmente utile. Lo Stato dovrà astenersi da qualsiasi spreco del denaro pubblico; esso dovrà prevenire gli abusi e le ingiustizie da parte dei suoi funzionari, nonché l'evasione di coloro che vengono legittimamente colpiti.
Gli Stati moderni sono propensi oggi a moltiplicare i loro interventi e ad assicurare un numero crescente di servizi; essi esercitano un controllo più stretto sull'economia; intervengono maggiormente nella protezione dei lavoratori; inoltre i loro bisogni aumentano nella misura in cui diventano più ampie le loro amministrazioni. Spesso le imposte troppo onerose opprimono l'iniziativa privata, frenano lo sviluppo dell'industria e del commercio, scoraggiano le buone volontà [...].
Si può dire, in breve, che le dimensioni considerevoli degli Stati moderni esigano una sistemazione accurata della legislazione fiscale, ancora aggravata, su più di un punto, da un empirismo discutibile. Inoltre, è di capitale importanza che i principi morali, giustificanti l'imposta, siano tenuti in debita considerazione, sia dai governanti che dagli amministrati e vengano effettivamente applicati. Si proceda, con criteri sempre più sensibili e più adeguati, all'adattamento dell'imposta alle possibilità reali di ciascuno.
Si può dire, in breve, che le dimensioni considerevoli degli Stati moderni esigano una sistemazione accurata della legislazione fiscale, ancora aggravata, su più di un punto, da un empirismo discutibile. Inoltre, è di capitale importanza che i principi morali, giustificanti l'imposta, siano tenuti in debita considerazione, sia dai governanti che dagli amministrati e vengano effettivamente applicati. Si proceda, con criteri sempre più sensibili e più adeguati, all'adattamento dell'imposta alle possibilità reali di ciascuno.
La fiscalità non sarà allora più ritenuta un onere sempre eccessivo e più o meno arbitrario, ma rappresenterà, in uno Stato meglio organizzato e più atto a procurare l'armonioso funzionamento delle varie attività della società, un aspetto, può darsi umile e molto materiale, ma indispensabile della solidarietà civica e dell'apporto di ciascuno al bene generale.
La saggezza dei governanti e l'efficacia di un'amministrazione zelante ed integra, deve dimostrare chiaramente che il sacrificio imposto corrisponde ad un servizio reale e genera i suoi frutti.
* PIO XII *
Allocuzione al Congresso dell'Associazione fiscale internazionale, del 2-10-1956, in La pace interna delle nazioni. Insegnamenti pontifici a cura dei monaci di Solesmes, trad. it., 2' ed., Edizioni Paoline, Roma 1962, pp. 677-679.
* PIO XII *
Allocuzione al Congresso dell'Associazione fiscale internazionale, del 2-10-1956, in La pace interna delle nazioni. Insegnamenti pontifici a cura dei monaci di Solesmes, trad. it., 2' ed., Edizioni Paoline, Roma 1962, pp. 677-679.
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